La chiesa è stata costruita su un’antica chiesetta ipogea dei SS. Pietro e Paolo, ancora oggi visitabile e contenente un affresco raffigurante la visita del Papa Urbano II a Matera del 1093. Alcuni cronisti tramandano il fatto che nel 1218 la chiesa ospitò S. Francesco d’Assisi in persona. Per tradizione popolare, puntualmente riportata nelle cronache del Verricelli, la chiesa fu fondata dallo stesso san Francesco con licenza di Papa Onofrio III.
La struttura originaria della chiesa, risalente alla prima metà del ‘200, venne ampliata nel ‘400, prima di raggiungere il suo massimo splendore nel ‘700, quando venne costruita la facciata in tardo barocco.
Possiamo individuare nello sviluppo architettonico della Chiesa di S. Francesco d’Assisi 4 momenti salienti:
- la prima fase di costruzione si attesta intorno al ‘200, quando, sopra il preesistente convento dei SS. Pietro e Paolo, durante la fase di maggiore espansione del movimento Francescano in Basilicata, venne eretta la prima chiesa dedicata a S. Francesco, di cui troviamo memoria in scarsi particolari superstiti alle varie trasformazioni che possiamo individuare, per esempio, in un vano a destra del coro ove è visibile la originaria volta a crociera profilata da costoloni, o nella originaria porta di ingresso, posta ad oriente e murata e occultata da una scalinata, o ancora nei resti del sarcofago del conte di Timmari Tovarelli, posto a settentrione. Della prima struttura rimane anche la cella campanaria, che si trova opposta alla facciata della chiesa.
- Un altro momento cruciale della genesi della chiesa avvenne nel XV sec., quando fu ampliata e fu aggiunto il convento attiguo, e furono aggiunte le cappelle laterali all’interno; di questo momento possiamo vedere gli affreschi 400eschi, in parte mutili, venuti alla luce con la rimozione del coro ligneo dietro l’altare, che raffigurano immagini dei Miracoli di S. Giacomo Maggiore, l’Annunciazione, una Madonna in trono e i Quattro martiri di Albano.
- Nel 1670 il luogo subì una prima trasformazione barocca per iniziativa dell’arcivescovo Lanfranchi, che fece sostituire la volta a capriate ormai pericolante, da un controsoffitto in legno, che nel 1949 è stato ridipinto da Vito Epifania con un soffitto in cemento a livello inferiore.
- Un secolo dopo l’interno veniva riorganizzato da Carlo Casino e Domenico Preziosi, che rivestirono interamente la chiesa di preziosi fregi in stucco.
Prospetti
La Chiesa di S. Francesco d’Assisi, ci presenta una ampia e regolare facciata barocca, risalente al XVIII sec., pur essendo originaria del ‘200, in quanto fu varie volte modificata fino a raggiungere l’aspetto attuale.
La facciata 700esca, opera degli architetti Vito Valentino e Tommaso Pennetta, si presenta armonicamente disposta su 2 piani divisi lateralmente da cornicioni marcapiano, e attraversata da lesene che terminano in acroteri che slanciano e raccordano le due parti.
Nella parte inferiore, le 5 finestre e il portale sono circondati da delicate volute vegetali, mentre nella parte superiore, al centro, nella nicchia, statua della Madonna Immacolata, con angeli che reggono il ricco drappeggio barocco, mentre al limitare del marcapiano, a destra S. Francesco, a sinistra S. Antonio da Padova.
Interni
L’interno si presenta attualmente a navata unica, con cappelle laterali (del XV e il XVI sec.), delle quali alcune in particolare molto interessanti da visitare; sul lato destro le altre cappelle conservano i sarcofagi di nobili della città, che contribuirono alle spese per la realizzazione degli ambienti.
La pianta è a croce latina, il soffitto è a cassettoni, ma in origine era a capriate con arco trionfale a sesto acuto e abside con volta a crociera.
Decorazioni
A sinistra dell’ingresso, vi è una notevole acquasantiera del XII-XV sec..
La 1a cappella a sinistra è la Cappella della famiglia nobile dei Malvinni, dedicata a S. Francesco. Sull’altare si scorge una piccola tela con l’immagine del Crocifisso che appare a S. Francesco dandogli le stimmate. Sul lato destro, in una nicchia in alto, è posta la statua di S. Francesco.
Nella 2a cappella a sinistra dedicata all’Immacolata, da vedere è la tela di Antonio Stabile (1580), donata dalla famiglia Ferrau, che rappresenta l’Immacolata Concezione: la Vergine che schiaccia il serpente, circondata da una cornice di nuvole e dai vari simboli e cartigli legati al culto Mariano.
La 3a cappella a sinistra è quella della SS. Trinità; il dipinto sull’altare raffigura la Deposizione (XVI sec.), che originariamente doveva formare un’unica pala d’altare con il dipinte della SS. Trinità, posta sulla parete destra. Sulla parete sinistra si ammira l’Incoronazione della Vergine (XVII sec.). In questa cappella c’è una botola che conduce alla cripta dei Ss. Pietro e Paolo, che contiene alcuni tra gli affreschi più antichi del patrimonio materano. e consta di due ambienti, entrambi con cavità lenticolari rappresentanti una simbolica cupola sul soffitto: nel primo, con una nicchia ad arco parabolico, affresco rappresentante S. Vincenzo; nel secondo, nella cavità absidale ricavata all’estremità, Madonna con Bambino affiancati dagli arcangeli Gabriele e Raffaele. L’affresco attiguo invece ha un valore oltre che artistico, anche documentario: sembra che rappresenti la visita a Matera di papa Urbano II nel 1093, che vediamo seduto in trono con ricca veste dalmatica e affiancato dall’Abate Stefano che regge in mano la regola del suo ordine. Gli edifici sullo sfondo azzurro dell’affresco probabilmente ritraggono la Chiesa di S. Eustachio, edificata attorno all’anno Mille e consacrata nel 1082 nel luogo in cui attualmente di trova la Chiesa Cattedrale.
L’ultima cappella sinistra è dedicata a Gesù Crocifisso, posto sull’altare; ai piedi stanno la Madonna, la Maddalena, S. Giovanni Battista. In due nicchie speculari le statue di Cristo alla colonna e “l’Ecce Homo” del XVII sec..
Sul lato destro, vi è un’acquasantiera del XIII sec. abilmente scolpita in pietra probabilmente dagli stessi lapicidi operanti nelle chiese Cattedrale, S. Giovanni e S. Domenico, tutte e tre coeve.
La 1a Cappella dedicata in passato alla Madonna degli Angeli, oggi all’opera dei Ritiri di Perseveranza. Sull’altare un Crocifisso in cartapesta, opera del materano Francesco Pentasuglia; sulla parete di sinistra si nota una tela con la Madonna degli Angeli e S. Francesco, S. Giuseppe, e S. Gaetano; a destra, in una nicchia, la statua dell’Addolorata.
La 2a cappella a destra è dedicata a S. Antonio da Padova, e contiene un elaboratissimo altare con alzata lignea, commissionato da Mons. Lanfranchi riccamente ornato e scolpito, che contiene la statua lignea di S. Antonio, dello scultore Stefano da Putignano (XVI sec.). Da notare, nella stessa cappella, il 500esco sarcofago di Eustachio Paulicelli, conosciuto a Matera come “l’avvocato dei poveri” (forse opera di Aurelio Persio, XVI sec.).
La 3a cappella è dedicata a S. Maria da Costantinopoli; sulla parete di sinistra, in alto, l’Arcangelo Michele e, in basso, S. Francesco.
Tra la 3a e la 4a cappella, addossato alla parete, si trova il pulpito ligneo del XVII sec..
La 4a cappella presenta sull’altare una tela con la Madonna e il Bambino, S. Giovanni Battista e S. Chiara; sulla parete di destra la Madonna del Rosario e, di fronte, la glorificazione di S. Francesco e nella nicchia la statua di S. Antonio.
L’ultima Cappella è dedicata a Maria Santissima Annunziata e sull’altare la scena dell’Evento, sulla parete di sinistra vi è il monumento sepolcrale del Cav. M. Malvinni del XIX sec. e sulla parte destra la tela con il matrimonio mistico di S. Rosa.
L’elemento più importante contenuto in questa chiesa è sicuramente il Polittico smembrato (XV sec.) e sistemato sulla balaustra della Cantoria, contenuto in una bella cornice 600esca, in un primo momento attribuito a Bartolomeo Vivarini e in seguito definitivamente identificato come opera di Lazzaro Bastiani, diviso in 9 dipinti tempera su tavola: al centro Madonna in trono col Bambino e a sinistra S. Pietro, S. Francesco, S. Caterina e S. Elisabetta, a destra S. Paolo, S. Antonio, S. Bernardino e S. Ludovico da Tolosa. Da notare la finezza dei tratti, i lineamenti delicati e la ricchezza di particolari delle preziose vesti, che ne fanno un’opera di unico pregio.
Testo a cura di Renato Favilli, Guida Turistica